Sia pure in presenza della forte ripresa dei flussi migratori e non solo dei così detti cervelli in fuga, in Italia sta crescendo, di anno in anno, il distacco del Paese dai circa cinque milioni di cittadini italiani che vivono all’estero, dall’Altra Italia.
I segnali di questo distacco sono molteplici e sotto gli occhi di tutti, soprattutto degli stessi emigrati e della nostra associazione, la UIM, che in parte li rappresenta:
– l’avvenuto smantellamento della rete diplomatico-consolare in aree con forte presenza di comunità italiane e quindi anche dei servizi dello Stato italiano per coloro che vivono fuori dai confini;
– la frequente messa in discussione del voto all’estero e della Circoscrizione Estero con i suoi diciotto parlamentari eletti dagli emigrati italiani;
– la critica emergente alla legge 5 febbraio 1991, nr, 92 – quella che consente il recupero della cittadinanza italiana ai discendenti dei nostri emigrati, grazie allo Jus sanguinis – da parte di alcuni di quelli che di questi tempi sostengono lo Jus soli ed i quali ritengono che siano piú italiani i figli degli immigrati nati in Italia che i figli dei nostri emigrati.
Ma la ciliegina sulla torta di questo distacco, anche istituzionale, dell’Italia nei confronti dei suoi emigrati continua a mettercela il presidente dell’INPS, Tito Boeri. Infatti da quando Boeri è stato nominato ai vertici dell’Istituto previdenziale italiano, nella sua relazione annuale al Parlamento, non manca mai di ricordare i costi delle pensioni erogate agli italiani residenti all’estero mischiando, peraltro, le pensioni dei lavoratori emigrati italiani maturate in convenzione internazionale con quelle dei lavoratori italiani che, una volta in pensione, hanno poi deciso di trasferirsi all’estero dove trascorrervi la Terza età per godere soprattutto dei vantaggi economici legati al diverso costo della vita.
In questa sua personalissima polemica, il presidente dell’INPS dimentica, tuttavia, che tutto questo avviene secondo ben precisi accordi bilaterali o multilaterali di sicurezza sociale firmati dallo Stato italiano che garantiscono una reciprocità di diritti. Inoltre il professor Boeri dimentica anche, e questo è molto grave, di citare nelle sue relazioni annuali che milioni di pensioni – sempre in virtù di quegli Accordi bilaterali e/o multilaterali – vengono versate mensilmente in Italia dagli Istituti previdenziali esteri ai nostri ex emigrati rimpatriati e quindi denaro di cui beneficia l’economia italiana.
Un distacco nei confronti dei propri emigrati da parte del Paese Italia che è ulteriormente certificato dal fatto che i media italiani, in genere, hanno dato ampio risalto proprio a questa parte della recente relazione tenuta in Parlamento dal presidente Boeri e che l’unica critica è arrivata da alcuni parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero nel silenzio più assoluto degli altri loro colleghi, una cosa inimmaginabile alcuni lustri fa.
Dino Nardi, coordinatore UIM Europa
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