È un renziano Giachetti: e questo è bastato ai cittadini romani per ignorare il suo programma di rinascita e sviluppo della capitale d’Italia, insieme alla sua onestà e alle sue competenze. Con la complicità del rancoroso Fassina, del superbo D’Alema, dei sempre critici Cuperlo e Bersani, è andato in scena il primo atto della faida interna al Pd: bisognava fargliela pagare, al renziano! Lasciandolo solo contro tutti. Non sono serviti gli appelli all’unità della sinistra e alla coesione. I nemici di Giachetti sono arrivati anche dal suo partito.
La destra romana ha fatto convogliare i voti sulla Raggi e si può capire. Quello che non si può capire è che un premier come Renzi, apprezzato in Europa, in Russia e negli Stati Uniti, debba subire in patria lo smacco di una sconfitta bruciante perché nel suo partito i sentimenti dominanti sono l’invidia e la vendetta. Attento, Renzi! La guerra continua, la battaglia referendaria sarà la prossima sfida.
Queste elezioni ci hanno fatto comprendere con chiarezza che purtroppo l’affluenza al voto e quindi la fiducia nella politica sono ormai ad un minimo storico. La democrazia ci indica che ora Raggi e Appendino (e altri) hanno il dovere di pensare a ben governare le loro città e Renzi deve, invece, pensare al governo nazionale.
Non è tutto male ciò che fa il governo e non tutto è bene ciò che propone il M5S. Al momento opportuno si tireranno le somme: è questa la democrazia. Io sono per aiutare tutti quelli che governano a fare bene, a prendere le migliori decisioni nelle condizioni date.
Nonostante la generalizzata sfiducia nelle istituzioni politiche però, e senza giustificare minimamente malefatta alcuna, io penso che, in ogni caso, la politica resti l’unico strumento a disposizione della democrazia per governare. Bisogna quindi trovare la strada della collaborazione costruttiva e, in caso, ammettere i propri errori.
Renzi ha già ammesso che questo non è un risultato dovuto ad un voto di protesta, bensì ad un voto di cambiamento; ne deriva quindi l’ammissione, piuttosto esplicita, che il suo progetto di cambiamento non ha saputo svincolarsi sufficientemente dalle logiche partitocratiche. Per questo Renzi dovrà ora giocarsi il tutto per tutto nel prossimo referendum dove la vittoria dovrà essere chiara, netta, perchè il premier non riceverà sconti nè dagli elettori e tantomeno da certi suoi compagni di partito.
Noi dell’USEI, in questo momento di difficile passaggio, mettiamo le nostre forze e competenze a disposizione per collaborare a far ritrovare fiducia nelle istituzioni e nelle politica… quella con la P maiuscola. Come ottenere questo? Dimostrando con atti, dedizione ed onestà che è possibile gestire il lavoro politico e la cosa pubblica in totale trasparenza e per il bene comune.
Buon lavoro quindi al centro destra che deve ripartire da zero, buon lavoro ai dirigenti del PD che devono dimostrare di saper ritrovare la visione e l’omogeneità perduta. Buon lavoro specialmente ai nuovi sindaci dei 5 stelle che hanno adesso l’opportunità di passare all’azione dovendo governare le città con quell’equilibrio necessario, ma fin qui poco dimostrano a livello dialettale.
Noi dell’USEI, con rinnovata passione e determinazione, continueremo a lavorare per realizzare un buon lavoro, al servizio di tutti.
*presidente USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani
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