Mario Borghese, giovane deputato MAIE alla sua seconda legislatura, si aspetta “un governo attento agli interessi degli italiani all’estero”. Come Movimento Associativo Italiani all’Estero, sottolinea, “ci aspettiamo un governo capace di rispondere alle esigenze degli italiani nel mondo”. “Noi rappresentiamo una realtà, che è quella degli italiani che vivono oltreconfine, e abbiamo bisogno di un Governo che non li penalizzi”.
Borghese, intervistato da 9 Colonne, torna a ribadire che il primo impegno del MAIE in questa nuova legislatura sarà quello di occuparsi delle rete consolare italiana nel mondo, “un disastro”, come la definisce il deputato eletto in Sud America, che aggiunge: “E’ vergognoso che ci vogliano mesi per il rinnovo del passaporto o per il riconoscimento della cittadinanza. Anni fa avevamo difficoltà magari legate alle borse di studio, oggi le problematiche sono altre”.
Per Borghese “è fondamentale offrire una rete consolare efficiente. Penso, ad esempio, alla città di Córdoba, dove ci sono diverse aziende italiane e molti emigrati italiani: perché si è costretti ad aspettare mesi per avere magari un atto di nascita? Questa situazione non è più sostenibile. La burocrazia va snellita, servono più fondi, sono necessarie riforme. Bisogna ‘aggiornare’ i Consolati e puntare sulla digitalizzazione. Abbattere così le distanze, i tempi, i costi. Servono consolati moderni e dinamici”.
Da giovane deputato, uno sguardo alla realtà dei giovani italiani, che Borghese definisce “preoccupante”: “In Italia c’è una disoccupazione altissima che porta i ragazzi a partire. Il nostro però è un Paese bellissimo che potrebbe offrire molto. I giovani dovrebbero fare esperienza all’estero e poi tornare in Italia per contribuire allo sviluppo del Paese. L’Italia è uno dei paesi più belli del mondo e il made in Italy è sempre più apprezzato e ricercato”.
Sulle nostre eccellenze tricolori oltre confine: “Il made in Italy è un prodotto che all’estero piace sempre di più. Si vende. Il nostro problema però è che non siamo competitivi. Offriamo un prodotto buono ma non competitivo. Sono quindi necessarie delle riforme. Il made in Italy nel mondo non deve solo attirare una fascia alta ma anche media: puntare su una fetta di mercato più ampia”.