Silvio Berlusconi ne è convinto: “Andremo a votare a febbraio o marzo del 2018”. Le elezioni ormai saranno a scadenza naturale della legislatura. La legge elettorale? “Mi piacerebbe proporzionale, l’unica che rispetta il volere degli elettori in un sistema tripolare. Io spero ancora di riuscire a salvarla e vararla”, sottolinea il Cavaliere intervenendo a L’aria che tira su La7.
Secondo il leader di Forza Italia Matteo Renzi ha perso il suo momento magico, anche se l’ex sindaco di Firenze al Cavaliere in qualche modo ha sempre fatto una buona impressione, fin dall’inizio: perché “Renzi non è comunista, Bersani sì”.
Quando venne ad Arcore, Matteo Renzi “mi piacque molto”, racconta il Berlusca, “ebbi soprattutto la netta impressione di non trovarmi di fronte ad un comunista”, mentre i comunisti “esistono, sono un piccolo partito, quelli con D’Alema, Bersani eccetera, ancora nostalgicamente legati alle vecchie ideologie comuniste”.
La alleanza con la Lega? “L’euro è l’unico punto di dissidio con la Lega sul programma che abbiamo discusso insieme a Meloni e Salvini”, ma “io sono concavo e convesso, con me e’ facile trovare punti di intesa”.
Ai ballottaggi “vinceremo insieme fin da domenica: noi, la Lega e Fratelli d’Italia”.
Un ipotetico nuovo governo di centrodestra? “Salvini agli Interni farebbe certamente meglio di Alfano, ma puo’ andare dove lui vorrà”, ha aggiunto, per gli esteri “uno che mi è sempre piaciuto è Montezemolo, ma vorrei recuperare anche il nostro grande Frattini, perchè siamo pieni di ottime persone, leali e pronte a servire il Paese”.
E Alfano? “E’ difficile che i nostri elettori accettino di nuovo chi ha sostenuto per 3-4 volte la sinistra al governo”.
L’ATTACCO AI 5 STELLE “Beppe Grillo era un comico straordinario, peccato che voleva sempre farsi pagare in nero”. “Tutte le persone, o la stragrande maggioranza dei parlamentari del Movimento 5 Stelle non ha mai fatto nulla di buono per se’ e per le loro famiglie, mi pare che il 76% di loro non abbia mai presentato una dichiarazione dei redditi”. “Ora sono loro i veri professionisti della politica, perche’ vivono delle indennità parlamentari. Di Maio e Di Battista prima di entrare in Parlamento non dichiaravano un euro”. E alla Raggi ha consigliato di “fregarsene degli avvisi di garanzia, di restare solidamente al suo posto e smetterla, per accuse non provate, di buttare all’aria il voto dei cittadini, quindi la democrazia. Poi, ci sono altri motivi per cui dimettersi, che sono la gestione della citta’ di Roma”.
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