Silvio Berlusconi, al Quirinale per le consultazioni in vista di un governo possibile, dice un netto no a un governo che al suo interno abbia sentimenti di “odio” e “populismi” vari. E’ un chiaro no a un esecutivo targato M5S e con i 5stelle al suo interno.
“Non siamo disponibili a un Governo fatto di pauperismi, giustizialismi, populismi e odio che innescherebbe una spirale recessiva, tasse elevate con fallimenti a catena, soprattutto nel settore bancario”, afferma il leader di Forza Italia, che ha guidato la delegazione azzurra composta da Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini.
E’ durato poco più di mezz’ora il colloquio con Mattarella. Il voto del 4 marzo è stato un “voto sulla protesta, il malcontento, il dispetto, la delusione”, Forza Italia non è disponibile a sostenere governi che abbiano al loro interno esponenti del Movimento 5 Stelle, ha ribadito il Cavaliere, anche perché – è la sua tesi – “un governo di questo tipo ci metterebbe in difficoltà in Europa”.
Dunque l’unico esecutivo possibile per l’uomo di Arcore è quello targato centrodestra: “Questo governo non potrà non partire se non dalla coalizione che ha vinto, il centrodestra. L’Esecutivo ha bisogno di numeri parlamentari che il centrodestra da solo non è in grado di avere, per questo dovrà basarsi su accordi chiari con altri soggetti politici”.
Gelmini nei giorni scorsi ha parlato di possibili apertura ai gruppi del Pd e al Gruppo Misto.
“Siamo disponibili a partecipare a soluzioni serie basate su accordi chiari e su cose concrete e fattibili, credibili in sede europea”, ha precisato Berlusconi.
Forza Italia ha ribadito al Capo dello Stato “l’urgenza di affrontare i problemi che riguardano gli italiani”. Dal “lavoro alla disoccupazione giovanile, il divario Nord e Sud, l’oppressione fiscale e burocratica, la sicurezza, il tema degli immigrati clandestini, la spesa pubbblica”. Sono “urgenze che richiedono un governo fondato su un programma coerente in grado di lavorare su un arco temporale adeguato”.
Berlusconi dunque non parla mai di sigle, ma è evidente che quando il leader FI parla di “odio e invidia sociale”, “populismi, pauperismi, dilettantismi” e varianti sul tema, pensa ai pentastellati. Quindi il suo è un netto no a un governo a trazione M5S, no a Di Maio premier né a nessun altro grillino al comando della nave Italia.