Silvio Berlusconi, in una lunga intervista al Foglio, prende le distanze da lepenismo e trumpismo e lo fa con poche parole, ma molto importanti dal punto di vista politico. Il ragionamento del Cavaliere è molto semplice: “Fillon o Le Pen? Ho sempre detto a proposito delle elezioni americane che non credo sia opportuno per un leader politico italiano esprimere indicazioni di voto sulle scelte democratiche di un altro paese amico e alleato. Ha sbagliato Renzi a farlo e l’ho criticato per questo. Naturalmente quello che vale per le elezioni americane vale anche per le elezioni francesi. Posso solo dire che la signora Le Pen, pur dando voce a sentimenti diffusi e legittimi, rappresenta una cultura, una storia e una visione politica lontane dalla mia”.
Il leader di Forza Italia poi bacchetta Trump: stai sbagliando, “il protezionismo nella storia non ha mai funzionato – spiega Silvio – proprio perché è il contrario del libero mercato: a breve termine può favorire le imprese nazionali, ma il conto di questo lo pagano i consumatori dello stesso paese che adotta politiche protezionistiche”. L’uomo di Arcore approfondisce: “In pratica il consumatore è indotto ad acquistare un prodotto nazionale, magari di qualità inferiore e a prezzi più alti, perché – grazie alle tariffe doganali – aumenta il prezzo di ciò che viene prodotto all`estero. Serve alle aziende, nell`immediato, ma non ai cittadini. Ma a lungo termine danneggia anche le aziende che, non essendo più costrette a misurarsi con la concorrenza, non avranno più ragioni per innovare e investire, per ridurre i costi e aumentare l`efficienza. E quindi gradualmente si indeboliranno e sui mercati internazionali saranno sempre meno in grado di competere. Al tempo stesso il consumatore (in questo caso il consumatore americano), avendo meno scelta e prodotti più cari, ridurrà le sue abitudini di acquisto, e quindi anche il mercato interno gradualmente si indebolirà. Insomma, dopo un po’ di tempo potrebbero essere tutti più poveri”.
Berlusconi tuttavia ci tiene a sottolineare “che invece altri aspetti della politica economica annunciata da Trump, come gli sgravi fiscali massicci, sono assolutamente condivisibili”.
“LA POLITICA SE NON SI RINNOVA, MUORE” “Il berlusconismo non esiste. Esistono una serie di temi sui quali la mia attività di imprenditore, di editore e poi di leader politico ha contribuito a rilanciare e a dare più forza a idee, contenuti, metodi liberali. Questo è un traguardo che io mi permetto di considerare davvero importante, in un paese che ha grande bisogno di liberalismo e nel quale sono tanti i liberali a parole e pochissimi i liberali nei fatti, nelle scelte, nella cultura, nell’imprenditoria. È un tipico atteggiamento della sinistra atteggiarsi a maître à penser ripetendo delle banalità o delle teorie contraddette dalla storia. Io da liberale – a differenza loro – non ho bisogno di tutto questo, anzi lo considero un tipico sintomo del provincialismo della cultura italiana. Sono i fatti – e saranno gli storici del futuro – a dire cos’è cambiato in Italia grazie al mio impegno, che poi non è solo mio. Nulla sarebbe stato possibile, già nell’azienda, senza un gruppo di collaboratori di eccezionale profilo intellettuale, e il politica senza il sostegno e la partecipazione attiva di milioni di italiani. Ecco, forse questo è per un mio merito: aver dato un significato al concetto di cittadinanza, aver reso protagonisti i cittadini, aprendo e allargando un ceto politico tradizionalmente chiuso. E` quello che si deve continuare a fare: coinvolgere in politica persone e gruppi sociali nuovi. La politica se non si apre e non si rinnova, muore”.
“STOP TRANSFUGHI IN COSTITUZIONE, CHI CAMBIA IDEA SI DEVE DIMETTERE” “Sono stato il primo in Italia a denunciare il carattere potenzialmente eversivo e totalitario” del Movimento Cinque Stelle. “Nella campagna elettorale del 2013 ho evidenziato le analogie fra il linguaggio di Grillo e quello delle campagne elettorali di Hitler. Però in certi casi i grillini non hanno tutti i torti. Ad oggi, è vero, la Costituzione vieta il vincolo di mandato, ed ovviamente la Costituzione vigente va rispettata. Però l’assenza di un vincolo di mandato si presta a molti abusi. Oggi il Parlamento si regge su maggioranze fatte di transfughi, di persone venute meno ai propri impegni con l’elettorato. Io credo che questo non si possa accettare. Nella nostra proposta di modifica della Costituzione, chi cambia idea si deve dimettere. Ovviamente questo non c’entra con la libertà di coscienza dei parlamentari su un singolo argomento, che è sacrosanta e che noi abbiamo sempre garantito. Ma non è accettabile che un eletto venga meno all’impegno preso con gli elettori e cambi schieramento senza conseguenze. Questo aumenta il discredito della politica e della stessa democrazia”.
“RIFORMA DELLA COSTITUZIONE? PRONTO AD APRIRE TAVOLO CON TUTTI, ELEZIONE DIRETTA CAPO STATO RIMANE UNO DEI NOSTRI CAPISALDI” “Sono prontissimo ad aprire un tavolo con tutti, perché la Costituzione riguarda tutti. Ovviamente vorrei che il centrodestra arrivasse a questo tavolo con una posizione comune. Il sistema francese ha diversi limiti, se per esempio – come oggi pare – la sinistra rimarrà fuori dal ballottaggio sarà un`anomalia e non un indizio di buon funzionamento del sistema. Tuttavia l`elezione diretta del Capo dello Stato, in un quadro costituzionale diverso, rimane uno dei nostri capisaldi”.
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