Napoli, patria della pizza. E invece no. Il primo museo della pizza si farà a New York. Non ci stanno gli storici pizzaioli napoletani, lo sanno bene che la pizza è un’arta e bisogna saperla fare, nella Grande Mela invece “possono fare al massimo il museo dell’hamburger”, sottolinea don Antonio Starita, che negli Stati Uniti ha aperto due locali dove esporta la stessa pizza che si puo’ gustare nel quartiere di Materdei, tra le più amate dai conoscitori. “Siamo arrabbiati – continua -, avrebbero potuto almeno interpellarci. Cosa ne sanno della pizza? Il mondo intero ha riconosciuto che l’arte della pizza napoletana è patrimonio dell’umanità”.
Ora Starita, insieme a importanti pizzaioli “stellati” come Gino Sorbillo, Enzo Coccia, Dario e Alessandro Condurro, ha deciso di ingaggiare la battaglia con gli “amici” americani e proporre un museo della pizza a Napoli.
35 dollari il costo del biglietto per visitare il museo: ma con questi soldi “da noi mangia una famiglia”, spiega Condurro, “lo fa in locali storici che sono già dei musei”.
“Siamo pronti ad autofinanziarci – annuncia Coccia -, le istituzioni, Comune, Regione, sono lontanissime. Il nostro appello va a chi puo’ aiutarci a costituire una fondazione e a chi puo’ impostare il progetto sotto il profilo culturale. Perchè la pizza è arte”.
La pizza per gli americani è quella tipo Pizza Hut o Domino’s, catene di pizza prodotta in serie che non hanno nulla a che vedere con la pizza italiana e meno ancora con quella napoletana. Sosteniamo l’idea dei pizzaioli “stellati”, chi può dia una mano per fare in modo di trasformare il progetto del museo della pizza a Napoli in realtà.