Durante questi primi quattro anni e mezzo di legislatura ne abbiamo viste di cotte e di crude. Anche nel mondo degli italiani all’estero. In Parlamento ci sono stati tantissimi cambi di casacca e anche tra i 18 parlamentari eletti dagli italiani residenti oltre confine c’è chi ha cambiato bandiera, in qualche caso più di una volta. Basta pensare all’On. Alessio Tacconi, che eletto con il Movimento 5 Stelle ha poi deciso di passare al Partito Democratico, oppure all’On. Guglielmo Picchi, da azzurro a leghista. Sono solo alcuni esempi, ma rendono bene l’idea.
Durante tutta questa legislatura noi italiani all’estero siamo stati completamente trascurati dai diversi governi che si sono succeduti. Abbiamo dovuto “giocare in difesa, parare i colpi”, per usare le parole del deputato dem Marco Fedi, perché da Roma le bordate all’universo dell’emigrazione sono state continue. Tasse su tasse, tagli su tagli, senza un minimo di vergogna. Chiusure di ambasciate e consolati, di Istituti di cultura, meno risorse alla rete dei patronati nel mondo, meno quattrini a Comites e CGIE, meno fondi alla diffusione della lingua italiana nel mondo. Una politica distruttiva. Tutto questo avendo ben 18 rappresentanti in Parlamento che dovrebbero fare i nostri interessi. Ma li fanno davvero?
Il sostegno all’operato di un governo si dà nel momento in cui si vota la fiducia a quella che è la legge di Stabilità, la manovra economica con cui si decide dove togliere o aggiungere risorse. Ebbene, tra i 12 deputati eletti all’estero solo 3 votano contro il governo dei tagli, tutti gli altri sono a favore. Poi vanno sulla stampa e sulle agenzie a dire che bisognerebbe che gli eletti all’estero fossero tutti uniti, ma in Parlamento giocano divisi perché vogliono tenersi stretta la loro poltrona e il solo ad avere proposto un gruppo parlamentare unico in questa legislatura si chiama Ricardo Merlo ed è il presidente del MAIE, deputato eletto nella ripartizione estera Sud America. Tutti gli altri di fare unione non ne hanno mai voluto sapere. Adesso parlano a vanvera, provano a fare i rivoluzionari a colpi di comunicati stampa ma non hanno capito niente. I voti in Parlamento sono quelli che contano.
Eccoli i nomi di chi ha sostenuto questo governo fin dall’inizio. Ci sono naturalmente tutti quelli del Pd: Marco Fedi, Fabio Porta, Gianni Farina, Laura Garavini, Alessio Tacconi, Francesca La Marca. A loro si aggiungono Mario Caruso e Fucsia Nissoli, di fatto stampelle della sinistra, entrambi hanno votato le manovre economiche del governo.
C’è poi Renata Bueno, eletta con l’USEI di Eugenio Sangregorio: l’On. Bueno, renziana di ferro, anche se il suo amore per Renzi pare si sia raffreddato quando ha capito che non sarebbe stato facile per lei ottenere una candidatura in quota Pd, ha sostenuto con forza l’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze, proprio quel governo che ha chiuso decine di sedi diplomatico consolari in tutto il mondo.
Così alla fine a dire no alle iniquità perpetrate nei confronti degli italiani all’estero alla Camera sono rimasti in tre: Ricardo Merlo e Mario Borghese, deputati del MAIE, e Guglielmo Picchi, onorevole del Carroccio. Ne abbiamo 12 a Montecitorio di eletti all’estero, solo 3 contrastano le pessime politiche di Roma quando si tratta di italiani nel mondo. Capito adesso perché Roma ci ha abbandonato e pensa a noi solo come limoni da spremere? Perché in Parlamento non ci difende nessuno.
Di questo andazzo ci siamo anche rotti un po’ tutti le scatole. Voi volete che le cose cambino? Votare come avete fatto in passato sarebbe da pazzi.
Per la cronaca: il MAIE ha detto sì a Renzi nel primo voto di fiducia, come ha fatto con tutti i governi, da Berlusconi a Prodi. Perché non ha alcun pregiudizio, come movimento di italiani all’estero autonomo e indipendente dalla partitocrazia romana, nei confronti di nessuno. Ma ogni volta che si è reso conto che da Palazzo Chigi venivano solo mazzate per le comunità italiane oltre confine ha ritirato subito il proprio sostegno, smettendo di votare la fiducia in occasione delle manovre economiche tasse e tagli, portando avanti una opposizione forte, costante, continua, dentro e fuori il Palazzo, sui media, nel territorio, ovunque.
Oggi la Santa Pasqua ci chiede di riflettere sulla Resurrezione, sull’amore che diventa speranza. Forse è quello che manca, l’amore per ciò che si fa, per ciò che si rappresenta; resta soltanto quello per ciò che si possiede.
Se i nostri eletti pensassero di più al proprio elettorato, se lo facessero con rispetto e vero amore, allora forse gli italiani nel mondo non avrebbero perso la speranza di poter risolvere una volta per tutte quei pochi, piccoli grandi problemi che da anni ormai li affliggono e che sono ancora tutti lì sul tavolo.
Certo che se chi siede in Parlamento per difendere i nostri interessi poi si inginocchia davanti ai capi di partito e vota contro il proprio stesso elettorato, beh… è chiaro che difficilmente l’orientamento dei governi può cambiare.
Non ci si può fidare di chi si ricorda di noi solo in prossimità delle elezioni. Stavolta sapremo come difenderci dai pifferai e dai soliti noti. Nel frattempo, poiché siamo cattolici e perdoniamo, Buona Pasqua a tutti, politici e politicanti.
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